
Ammettiamolo, più o meno tutti ci siamo posti questa domanda almeno una volta nella vita.
E la risposta è….(rullo di tamburi)…..
…..assolutamente no.
La verità è che si tratta solo di un mito di vecchia data, la cui origine non è del tutto nota nonostante si ritenga derivi da un saggio di William James (considerato il padre fondatore della psicologia moderna) del 1907, intitolato “the energies of men”, nel quale si legge: “(…) facciamo uso solo di una piccola parte delle nostre possibili risorse mentali e fisiche (…)”
Sebbene ciò che il buon James voleva dire è che le persone tendono a sfruttare solo una frazione delle loro reali capacità, questo pensiero è stato ampiamente frainteso e rivisitato nel corso del tempo fino ad assumere i connotati fantasiosi che ha oggi.
Lo si può trovare ad esempio nella prefazione al celebre libro di Dale Carnegie “How to Win Friends and Influence People” (in italiano: come conquistare gli altri e farseli amici).
Ma anche nel romanzo “Fiori per Algernon” (1966) di Daniel Keyes, nel quale è narrata la storia di Charlie Gordon, un giovane affetto da ritardo mentale e per questo poco soddisfatto della propria vita. Fino a quando non gli viene offerta una straordinaria opportunità: fare da cavia per testare l’efficacia di una procedura chirurgica sperimentale che, seppur rischiosa, promette di “sbloccare il potenziale” umano, incrementando le capacità cerebrali delle persone. L’intervento riesce benissimo e Charlie corona il suo sogno di evolvere una mente brillante…e con essa anche una serie di dilemmi morali e psicologici.
Un ulteriore esempio è il film “Lucy” (2014) dove un convincente Morgan Freeman stuzzica l’immaginazione dello spettatore asserendo che se le persone imparassero a sbloccare già solo il 40% delle loro capacità cerebrali, non solo sarebbero in grado di controllare il mondo, ma persino la materia.
Affascinante. Ma frutto di una pura fantasia
Pensateci: perché mai dovremmo utilizzare solo il 10% di un organo che pur occupando uno spazio relativamente piccolo, consuma oltre il 20% dell’energia totale richiesta dal corpo? Sarebbe un inutile spreco!
Ma se non siete ancora convinti, ecco un altro paio di considerazioni basate sulle evidenze scientifiche:
– Le tecnologie di imaging funzionale (come ad esempio la fMRI e la PET) che consentono di monitorare e visualizzare l’attività nervosa, sono un’ottima dimostrazione di come il cervello sia sempre attivo. Nella sua totalità. Anche quando dormiamo. Infatti se il 90% di esso fosse davvero inoperativo questi strumenti restituirebbero immagini praticamente vuote.
– Anche gli studi sulle lesioni cerebrali mostrano che non esistono regioni inerti del cervello. In altre parole, se il mito fosse vero allora la maggior parte di coloro che subiscono danni cerebrali a causa di incidenti o patologie non avrebbe alcun tipo di ripercussione. E invece, purtroppo, qualsiasi lesione -anche minima- è capace di provocare effetti importanti sulle capacità motorie, cognitive e/o comportamentali della persona.
– Sebbene ciò sia in parte effettivamente avvenuto (portando però -più che a una diminuzione volumetrica fine a sé stessa- a una maggiore specializzazione cerebrale), se davvero utilizzassimo solamente il 10% del nostro cervello, in virtù della sua importante richiesta energetica la selezione naturale ne avrebbe già da tempo eliminato le parti inutilizzate e oggi avremmo un organo molto più piccolo e certamente meno “costoso” di quanto non è in realtà.
Ma la buona notizia è che, in un certo senso, migliorare o persino recuperare -nei limiti del possibile- l’efficienza e la funzionalità delle nostre capacità cognitive, si può.
A cominciare dall’adozione di uno stile di vita sano e attivo (con particolare attenzione alla cura dell’alimentazione e del sonno) ma anche attraverso un vero e proprio allenamento mentale, oltre che fisico: leggendo, imparando cose nuove, cimentandosi in nuove esperienze e attività, partecipando attivamente alla vita sociale, etc. E il bello è che non è mai troppo tardi per farlo!
N.B. Prima di apportare modifiche significative al proprio stile di vita, alla propria alimentazione o alla routine di esercizio fisico è sempre consigliabile consultare il proprio medico di fiducia.
