Ogni tanto dalla mia finestra mi fermo a osservare la (variegatissima) fauna avicola che popola i tetti del quartiere in cui abito, notando spesso comportamenti molto interessanti:
- Le gazze, furbe e dispettose, fanno gioco di squadra per “rubare” cibo ai gatti randagi. Non appena qualcuno porta loro del cibo, una o due gazze si avvicinano ai felini per distrarli, mentre una terza si getta sulle ciotole appena rifornite per fare bocconate di crocchette.
- I piccioni hanno dinamiche sociali complesse e sono molto comunicativi e protettivi tra di loro.
- Le ghiandaie sono in grado di imitare perfettamente diversi suoni, come il miagolio dei gatti (che sfruttano per spaventare altri uccelli che si avventurano troppo in prossimità del loro nido).
- Merli e cornacchie, dal canto loro, hanno imparato a lasciar cadere chiocciole e noci dall’alto per romperne i gusci senza fare troppa fatica, addirittura “dosando” ad hoc la forza di lancio in base alla durezza della preda.

Sorprendente, vero? Eppure, nonostante le piccole dimensioni, l’assenza della neocorteccia e delle circonvoluzioni del loro cervello, gli uccelli non sono affatto meno intelligenti dei mammiferi, anzi, hanno molto più in comune con noi di quanto potremmo immaginare.
Gli studi neuroscientifici
il cervello degli uccelli mostra una densità neurale molto elevata, superiore persino a quella dei mammiferi (circa il doppio): i neuroni aviari sono infatti molto più piccoli e più densamente “impacchettati” dei nostri (Calabrese & Woolley, 2015), oltre a essere particolarmente concentrati in una regione chiamata “pallio” – corrispondente più o meno alla nostra corteccia – deputata alle funzioni cerebrali superiori (come la pianificazione delle azioni future o la ricerca di schemi e modelli negli eventi).
Recentemente (Stacho et al., 2020) è stato persino documentato come, nonostante la diversa neuroarchitettura (non laminare come la nostra, bensì composta da bande e nuclei interconnessi a formare aree distinte di elaborazione), le reti nervose nei pallii degli uccelli sono organizzate in modo sorprendentemente simile a quelle corticali dei mammiferi, rendendo conto delle loro straordinarie capacità cognitive.
Ulteriori studi hanno dimostrato che alcune specie di uccelli, come i corvidi e i pappagalli, possiedono capacità di problem-solving, utilizzo di strumenti e persino forme rudimentali di coscienza. Ad esempio, le gazze eurasiatiche hanno superato il test dello specchio, un indicatore di auto-riconoscimento tipico solo di alcune specie altamente intelligenti, tra cui primati e delfini. Alcuni corvidi, inoltre, mostrano capacità di pianificazione, conservando cibo per il futuro e scegliendo strategicamente quando e dove nasconderlo per evitare che venga sottratto da altri.
In conclusione
Nonostante le dimensioni ridotte e la differente organizzazione delle sue reti neurali, il cervello degli uccelli – al pari di quello dei mammiferi – è un organo incredibilmente adattabile e potente, capace di supportare una vasta gamma di comportamenti intelligenti e complessi. Chissà, magari questo potrebbe suggerire una radice evolutiva comune, e rendere questi meravigliosi animali una ulteriore, interessante, fonte di informazioni da cui attingere per ampliare le nostre conoscenze sul funzionamento dell’organo più complesso e affascinante di cui siamo dotati.
Riferimenti bibliografici
Calabrese, A., & Woolley, S. M. N. (2015). Coding principles of the canonical cortical microcircuit in the avian brain. Proceedings of the National Academy of Sciences, 112(11), 3517–3522. https://doi.org/10.1073/pnas.140854511
Stacho, M., Herold, C., Rook, N., Wagner, H., Axer, M., Amunts, K., & Güntürkün, O. (2020). A cortex-like canonical circuit in the avian forebrain. Science, 369(6511), eabc5534. https://doi.org/10.1126/science.abc5534
Harris, K. D. (2015). Cortical computation in mammals and birds. Proceedings of the National Academy of Sciences, 112(11), 3184–3185. https://doi.org/10.1073/pnas.150220911
