Quando il piacere diventa avversione: il sorprendente ruolo della dopamina nella modifica dei ricordi

Una recente ricerca (Fry et al., 2025) ha rivelato un ruolo precedentemente sconosciuto della dopamina: la capacità di rimodellare i ricordi legati a esperienze gratificanti.

Nello studio, è stato presentato ad alcuni topi, per diverse volte, un segnale uditivo associato a un alimento dal sapore dolce, fino a dare luogo a un apprendimento pavloviano, ovvero di tipo associativo. Dopo qualche tempo, però, dopo aver presentato il suono e fornito il cibo, i ricercatori hanno indotto nei poveri topolini una temporanea sensazione di malessere – paragonabile al disagio che si può provare in seguito a un’indigestione- somministrando loro una soluzione di cloruro di litio (LiCl) per via intraperitoneale. Il LiCl è comunemente utilizzato negli studi comportamentali per provocare una risposta di malessere perché, appunto, induce sintomi simili alla nausea.

A quel punto, come c’era da aspettarsi, i topi hanno iniziato a mostrare avversione verso quel cibo precedentemente tanto apprezzato, rifiutandolo.
Il ché ha suggerito che, potenzialmente, si potrebbe interrompere o limitare il consumo di un determinato alimento semplicemente modificando l’esperienza emotiva legata a quel cibo…anche in assenza di una reale esperienza gustativa negativa.

Ora, per comprendere meglio i meccanismi cerebrali alla base di questo fenomeno, gli studiosi hanno utilizzato un approccio innovativo che ha permesso loro di etichettare e riattivare le cellule cerebrali coinvolte nel recupero della memoria alimentare.

Questa tecnica è nota come “optogenetica“. L’optogenetica combina metodi dell’ottica e della genetica per controllare l’attività di specifici neuroni mediante la luce. In questo specifico caso, i neuroni attivati durante l’esperienza iniziale con il cibo dolce sono stati geneticamente modificati per esprimere proteine sensibili alla luce. Successivamente, l’esposizione alla luce ha permesso di riattivare selettivamente questi neuroni, facilitando lo studio delle loro funzioni nel recupero della memoria e nell’associazione con nuove esperienze.

Grazie a questa tecnica, è stato quindi possibile identificare il ruolo cruciale svolto dai neuroni dopaminergici. Manipolando e registrando l’attività di questi neuroni durante l’esperimento, i ricercatori hanno confermato che la dopamina riveste un’importanza fondamentale anche nel processo di modifica dei ricordi associati a esperienze gratificanti.

Ma cosa c’è di nuovo in questa scoperta?

La novità principale risiede nel fatto che la dopamina non solo rinforza i ricordi positivi o le esperienze gratificanti, ma può anche rimodellare quei ricordi in senso negativo.

Precedentemente infatti, si riteneva che la dopamina agisse principalmente nella creazione e nel consolidamento dei ricordi gratificanti. Questo studio dimostra che può anche essere coinvolta nella modifica retroattiva di ricordi esistenti, rendendoli meno positivi o addirittura associandoli a un’esperienza spiacevole.

I ricercatori hanno invece osservato che i neuroni dopaminergici erano attivi nel momento in cui la memoria legata al cibo dolce veniva richiamata, proprio mentre i topi stavano sperimentando il malessere. Questo suggerisce che la dopamina agisce in tempo reale per riscrivere la valenza emotiva del ricordo.

Sicché la semplice riattivazione della memoria (anche in assenza di un’esperienza reale con il cibo, in questo caso) è sufficiente per modificarne il valore emotivo, positivo o negativo che sia. Questo sottolinea un ruolo della dopamina nel processo di aggiornamento adattativo delle memorie, una funzione precedentemente poco esplorata.

In sintesi, questa ricerca amplia il ruolo noto della dopamina nel reward system, dimostrando che essa può anche mediare la svalutazione di esperienze precedentemente percepite come gratificanti, riscrivendo così il contenuto emotivo delle memorie.

Le implicazioni terapeutiche:

Poiché la dopamina è coinvolta in numerosi aspetti della funzione cerebrale, questa scoperta potrebbe avere diverse implicazioni significative. Ad esempio, queste conoscenze potrebbero essere sfruttate per sviluppare trattamenti mirati alla riduzione della valenza emotiva di ricordi traumatici, limitando così il loro impatto sul comportamento e migliorando la qualità della vita delle persone.

Potenzialmente, ad esempio, la dopamina potrebbe essere modulata ad hoc in modo tale da indebolire i ricordi negativi legati a disturbi come il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) o le dipendenze.

Riferimenti bibliografici

Fry, B.R., Russell, N., Fex, V. et al. Devaluing memories of reward: a case for dopamine. Commun Biol 8, 161 (2025). https://doi.org/10.1038/s42003-024-07440-7

Schultz, W., Dayan, P., & Montague, P. R. (1997). A neural substrate of prediction and reward. Science (New York, N.Y.)275(5306), 1593–1599. https://doi.org/10.1126/science.275.5306.1593

Bayer, H. M., & Glimcher, P. W. (2005). Midbrain dopamine neurons encode a quantitative reward prediction error signal. Neuron47(1), 129–141. https://doi.org/10.1016/j.neuron.2005.05.020

Holland, P. C. (2004). Relations Between Pavlovian-Instrumental Transfer and Reinforcer Devaluation. Journal of Experimental Psychology: Animal Behavior Processes, 30(2), 104–117. https://doi.org/10.1037/0097-7403.30.2.104

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