Testosterone e condotta violenta: tra biologia, comportamento e ambiente

Il testosterone è il più noto ormone gonadico maschile (presente però anche nelle donne), appartenente alla categoria degli androgeni. La sua attività è legata soprattutto allo sviluppo sessuale e anatomico, ma, dal momento che la sua produzione varia in base allo stadio di sviluppo della persona, e dal momento che i livelli di testosterone influenzano l’attività della corteccia prefrontale anteriore (aPFC), quest’ormone è in grado anche di contribuire alla regolazione del comportamento socio-emotivo.

Alexandre Cabanel – The Fallen Angel (1874)

L’adolescenza: un periodo critico tra controllo e impulsività

Nel corso dello sviluppo, in particolare durante l’adolescenza e la prima età adulta, i livelli di testosterone cambiano in modo significativo. È ormai noto che questo ormone interagisce con la corteccia prefrontale anteriore (aPFC), una regione cerebrale fondamentale per il controllo delle emozioni e per la regolazione dei comportamenti impulsivi. Proprio a partire da questa osservazione, negli ultimi anni sono stati condotti diversi studi volti a chiarire in che modo il testosterone possa influenzare il comportamento, incluso quello aggressivo.

Uno studio particolarmente interessante è stato pubblicato nel 2023 da Tyborowska e colleghi sulla rivista Developmental Science. I ricercatori hanno seguito nel tempo un gruppo di 71 giovani maschi, sottoponendoli a scansioni cerebrali durante tre diverse fasi del loro sviluppo: media adolescenza, tarda adolescenza e prima età adulta. Durante questi esami, i partecipanti hanno affrontato compiti emotivi progettati appositamente per attivare specifiche aree del cervello. È emerso che l’effetto regolatorio del testosterone sull’aPFC tende a diminuire intorno ai 14 anni, per poi riaffermarsi verso i 20. Parallelamente, si osserva una maggiore reattività dell’amigdala, struttura coinvolta nella gestione delle risposte emotive e dello stress.

Questo cambiamento nella dinamica tra aPFC e amigdala suggerisce quindi l’esistenza di un periodo critico dello sviluppo cerebrale, durante il quale l’equilibrio tra regolazione cognitiva e risposta emotiva può risultare alterato. Un eccesso di testosterone nella prima età adulta, ad esempio, può compromettere la capacità di autocontrollo, favorendo la comparse di condotte impulsive e, in certi casi, reazioni aggressive. Questo effetto sembra riguardare soprattutto le forme di aggressività reattiva, ovvero quelle risposte esplosive a stimoli percepiti come minacciosi o frustranti.

Oltre il mito: testosterone come parte di un sistema complesso

Per molti anni, la ricerca ha sostenuto l’ipotesi che vi fosse una relazione diretta tra alti livelli di testosterone e comportamento violento. Studi condotti già negli anni Settanta e Ottanta (come quelli di Bell, 1978 e Archer, 1991) indicavano in effetti una correlazione abbastanza stretta tra concentrazioni ormonali e comportamenti aggressivi o agonistici. Tuttavia, le evidenze più recenti suggeriscono una realtà più complessa.

Infatti, piuttosto che agire da solo, il testosterone sembra funzionare in sinergia con altri ormoni e neurotrasmettitori, all’interno del cosiddetto asse ipotalamo-ipofisi-gonadi. Questo sistema è regolato da un fitto intreccio di segnali neurochimici, tra cui serotonina, dopamina e GABA, che contribuiscono alla modulazione del comportamento.

Quando questo equilibrio viene alterato — ad esempio per effetto di fattori ambientali come stress cronico, violenza familiare, o uso di sostanze — l’organismo può rispondere con una produzione eccessiva di androgeni. Il risultato è un arousal emotivo generalizzato, che può manifestarsi con maggiore irritabilità, ostilità e comportamenti aggressivi. In questo senso, il testosterone diventa un elemento di una rete molto più ampia, piuttosto che il diretto responsabile della violenza.

Le variabili individuali: quando il testosterone incontra la personalità

È importante però sottolineare che non tutti gli individui con alti livelli di testosterone sviluppano comportamenti violenti.

Le variabili interindividuali, come il temperamento, le esperienze infantili, la presenza di disturbi psicopatologici o fattori genetici, giocano in questo un ruolo del tutto rilevante. Lo dimostrano studi come quello di Coccaro et al. (2007) ove sono stati analizzati campioni di soggetti con comportamenti criminali violenti associati a disturbi di personalità, abuso di sostanze e uso di steroidi anabolizzanti. In questi casi, si osservano livelli elevati di testosterone, ma ciò che sembra determinare l’agito violento non è tanto l’ormone in sé, quanto piuttosto la sua interazione con tratti di personalità – come la ricerca di dominanza e la scarsa capacità di inibizione – e con alti livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.

In alcuni contesti specifici, come quello sportivo o competitivo, il testosterone può potenziare la reattività e la motivazione, contribuendo a comportamenti orientati al successo. Tuttavia, in presenza di vulnerabilità psicologiche o ambienti disfunzionali, questa stessa spinta può sfociare – in alcuni individui, in alcune situazioni e in alcuni contesti – in atteggiamenti ostili o aggressivi. È noto, ad esempio, il fenomeno del cosiddetto “roid rage“, che si riferisce a esplosioni episodiche di violenza incontrollata associate all’abuso di steroidi anabolizzanti.

Verso una comprensione integrata

Alla luce di questi dati, diventa evidente quanto sia riduttivo parlare di testosterone come “ormone della violenza”. Infatti, la condotta aggressiva non può essere affatto spiegata da un singolo fattore biologico, ma va sempre compresa e considerata all’interno di un sistema complesso e dinamico in cui si intrecciano elementi genetici, neurobiologici, ambientali e psicologici. Ecco perché approfondire queste dinamiche è fondamentale non solo per comprendere meglio lo sviluppo del cervello umano, ma anche per individuare strategie efficaci di prevenzione nei confronti della psicopatologia e dei disturbi del comportamento.

Riferimenti bibliografici

Tyborowska A, Volman I, Smeekens S, et al. Developmental shift in testosterone influence on prefrontal emotion control. Developmental Science. 2023;27(1):e13415. doi:10.1111/desc.13415

Geniole SN, Bird BM, Ruddick EL, Carré JM. Effects of testosterone on human aggression: An updated meta-analysis. Neurosci Biobehav Rev. 2020;113:396-407.

Coccaro EF, Kavoussi RJ, Hauger RL. Relationship of hormone levels to personality disorders and aggression in criminal populations. J Neuropsychiatry Clin Neurosci. 2007;19(4):449-457.

Van Anders SM, Watson NV. Social neuroendocrinology: Effects of social contexts and behaviors on sex steroids in humans. Human Nature. 2006;17(2):212-237.

Archer J. Testosterone and human aggression: Evaluation of the challenge hypothesis. Neurosci Biobehav Rev. 2006;30(3):319-345.

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