A volte, ai pazienti affetti da gravi forme di epilessia vengono impiantati momentaneamente degli elettrodi di registrazione cerebrale, in modo tale da poter analizzare e monitorare la loro attività neurale durante lo svolgimento di specifici compiti cognitivi (di solito in previsione di un intervento chirurgico).
Generalmente questi elettrodi vengono apposti in prossimità delle strutture principali dei lobi temporali mediali (ippocampo, amigdala, corteccia entorinale) perché aree particolarmente suscettibili alle scariche epilettogene.
Queste stesse aree sono anche implicate – tra varie altre funzioni – anche con la memoria.
Bene, una decina di anni fa, durante uno studio di questo tipo (Quiroga, 2012), a un paziente venne chiesto di osservare alcune fotografie di persone – famose e non – e di identificarle, per registrare appunto la sua attività neurale. Al paziente vennero mostrate 80 immagini diverse e i ricercatori scoprirono un particolare gruppo di neuroni ippocampali che sembrava attivarsi solo ed esclusivamente quando al paziente veniva mostrata la foto dell’attrice Jennifer Aniston.
Quello specifico nucleo neurale venne così chiamato goliardicamente “neurone di Jennifer Aniston”.

In seguito si scoprì che quel gruppo di neuroni e altri della stessa tipologia, presenti in quella stessa area, rispondono in modo altamente selettivo – in base al paziente – a specifici individui, oggetti o animali, ma anche alle idee, concetti o pensieri che quella persona ha direttamente collegato a quei particolari oggetti – ad esempio, nel caso del paziente che rispondeva alla Aniston, quei neuroni si attivavano anche alla vista della collega Lisa Kudrow, con lei nella famosa serie TV “Friends” – .
Per tale ragione vennero denominati “neuroni di concetto” (concept neurons).
Questa scoperta portò alla conferma del fatto che la nostra memoria è molto più efficace quando funziona per associazioni. Vale a dire che tendiamo a consolidare e ricordare con maggiore facilità quegli elementi che possiamo associare in qualche modo ad altri precedentemente appresi, ancor meglio se, a loro volta, associati a specifiche emozioni positive o negative.
Ecco perché per ricordare meglio qualcosa di nuovo, è spesso utile sfruttare le associazioni tra concetti e dunque agganciare quella nuova informazione a qualcosa che sappiamo già, attraverso l’individuazione di un collegamento coerente tra i due concetti. E tanto più l’associazione sarà diretta, di immediata codifica ed emotivamente significativa, più facile sarà memorizzare e ricordare quella specifica informazione.
Riferimenti Bibliografici
Quiroga, R. Concept cells: the building blocks of declarative memory functions. Nat Rev Neurosci 13, 587–597 (2012). https://doi.org/10.1038/nrn3251
