Sul balcone di casa mia si aggira da qualche giorno un insetto che mi ha fatto saltare più volte dalla sedia. Grande, rumoroso, con le caratteristiche bande gialle e nere che il mio cervello associa immediatamente al pericolo: un calabrone….O almeno, così sembrava. Perché a uno sguardo più attento, il presunto “ammazza-somari” rivela la sua vera identità: è Volucella zonaria, una mosca che ha perfezionato l’arte dell’inganno fino a diventare uno dei migliori imitatori del regno animale.

Questa straordinaria mosca, appartenente alla famiglia dei Sirfidi, non si limita a copiare l’aspetto del calabrone europeo (Vespa crabro): imita anche il ronzio caratteristico del volo, creando un inganno sensoriale completo che funziona non solo sui predatori, ma anche sul sofisticato cervello umano. È la più grande specie di sirfide presente in Europa e ha colonizzato anche le aree alpine Italiane a partire dal 1940, dimostrando una capacità di espansione geografica notevole.
Ma perché il nostro cervello, con tutta la sua complessità evolutiva, si lascia ingannare così facilmente da una semplice mosca?
L’amigdala: il guardiano che non dorme mai
La risposta risiede nell’architettura del nostro sistema nervoso e in particolare in una piccola struttura a forma di mandorla nascosta nelle profondità del cervello: l’amigdala. Questa regione, che pesa appena 4 grammi, è il nostro sistema di allarme personale, sempre vigile e pronto a scattare.
Gli studi comportamentali suggeriscono che gli stimoli legati alla paura attivano automaticamente le risposte di paura e catturano l’attenzione, e questo effetto è probabilmente mediato da una rete cerebrale subcorticale centrata sull’amigdala. Ma ciò che rende questo nucleo nervoso davvero straordinaria è la sua velocità: negli studi sui primati non umani, è stato dimostrato che le risposte dell’amigdala ai volti minacciosi avvengono entro 50 millisecondi dalla presentazione dello stimolo.
Cinquanta millisecondi. È un tempo incredibilmente breve, molto più veloce di quanto la nostra corteccia visiva riesca a completare un’analisi dettagliata di ciò che stiamo vedendo. In pratica, l’amigdala “decide” se qualcosa è pericoloso prima ancora che noi ne siamo consapevoli. È un meccanismo di sopravvivenza che ci ha permesso di evitare predatori e pericoli per milioni di anni, ma che oggi può farci scappare terrorizzati da una innocua mosca travestita da calabrone.
Il cervello: un maestro nel riconoscimento dei pattern
Il nostro sistema visivo è un prodigio di efficienza. Non analizza ogni singolo pixel che arriva dalla retina, ma cerca schemi, pattern, indizi che gli permettano di categorizzare rapidamente gli oggetti. È come un detective esperto che, vedendo una scarpa che spunta da dietro un cespuglio, deduce immediatamente la presenza di una persona senza aver bisogno di vedere l’intero corpo.
Quando il mio sguardo si posa sulla Volucella zonaria, il cervello elabora rapidamente alcuni elementi chiave: dimensioni considerevoli, colorazione gialla e nera a bande, movimento caratteristico. Questi indizi vengono confrontati con i “template” memorizzati nell’esperienza passiva: calabrone = pericolo = attivazione dell’allarme.
Ricerche con risonanza magnetica funzionale (fRMI) hanno dimostrato che la consapevolezza modula le risposte dell’amigdala e della corteccia visiva agli stimoli visivi altamente attivanti legati alle minacce. Questo significa che anche quando non siamo completamente consapevoli di ciò che stiamo vedendo, il nostro cervello può già aver attivato le risposte di allarme.
L’evoluzione di un inganno perfetto: il mimetismo batesiano
La Volucella zonaria è un esempio magistrale di quello che i biologi chiamano “mimetismo batesiano“, dal nome del naturalista inglese Henry Walter Bates che lo descrisse per primo nel 1862. In questo tipo di mimetismo, una specie innocua (il “mimo”) evolve caratteristiche che la fanno assomigliare a una specie pericolosa o sgradevole (il “modello”).
Questa mosca imita quasi perfettamente le sembianze di un minaccioso calabrone pungente, ma in realtà è completamente innocua. Questa strategia di mimetismo aiuta a tenere lontani i predatori, come gli uccelli. È una strategia evolutiva brillante: invece di sviluppare armi chimiche, veleni o pungiglioni, la Volucella ha investito tutto nell’apparenza, diventando un maestro dell’illusionismo naturale.
Ma l’inganno non si ferma qui. Le uova di questa mosca vengono depositate anche tra quelle dei calabroni, permettendo alle larve di crescere protette dall’aggressività degli insetti sociali che dovrebbero essere i loro nemici naturali. È un parassitismo che sfrutta non solo l’aspetto fisico, ma anche il comportamento del modello.
Quando l’apprendimento vince sulla paura
Fortunatamente, il nostro cervello non è prigioniero delle sue prime impressioni. Una volta che ho imparato a riconoscere la Volucella come innocua, la mia risposta emotiva è cambiata drasticamente. Questo processo è un esempio affascinante di quello che i neuroscienziati chiamano “plasticità percettiva“.
La corteccia visiva adulta mantiene una notevole capacità di adattamento, modificando le rappresentazioni sensoriali in base all’esperienza. È lo stesso principio alla base delle terapie per le fobie: attraverso l’esposizione graduale e controllata allo stimolo temuto, accompagnata dalla conoscenza e dalla comprensione, il cervello può letteralmente “reimparare” a valutare una situazione e quindi anche a reimpostare il comportamento susseguente.
A lezione da una “mosca filosofa”
L’esempio della Volucella zonaria ci offre spunti di riflessione che vanno ben oltre l’entomologia. Infatti, ci ricorda che:
I nostri sensi possono ingannarci: quello che percepiamo come realtà è spesso una costruzione del nostro cervello basata su indizi parziali e aspettative pregresse. Il cervello è un organo magnifico, ma non infallibile.
L’evoluzione è piena di sorprese: milioni di anni di selezione naturale hanno prodotto strategie di sopravvivenza incredibilmente sofisticate. La Volucella ci dimostra che in natura l’inganno può essere tanto efficace quanto la forza bruta.
L’apprendimento è liberazione: la conoscenza può letteralmente cambiare il modo in cui percepiamo il mondo. Quello che ieri ci terrorizzava, oggi può diventare fonte di meraviglia e curiosità.
La paura ha una funzione: anche se a volte ci sembra eccessiva, la rapidità con cui reagiamo alle potenziali minacce è un dono evolutivo prezioso. Meglio scappare da dieci mosche travestite da calabrone che farsi pungere da un vero calabrone.
Un piccolo miracolo ronzante
Oggi, quando vedo la Volucella zonaria aggirarsi tra i fiori del mio balcone, non provo più terrore. Provo ammirazione per questo piccolo capolavoro evolutivo che, con la sua semplice esistenza, mi ha insegnato qualcosa di profondo sui meccanismi della percezione, della paura e dell’apprendimento.
È straordinario pensare che una mosca travestita possa essere una finestra sui segreti del cervello umano. Ma forse è proprio questo il bello della scienza: scoprire che le risposte alle domande più complesse si nascondono spesso nei dettagli più inaspettati della natura che ci circonda.
La prossima volta che vi imbattete in quello che sembra un calabrone, fermatevi un attimo. Osservate attentamente. Potreste trovarvi, invece, di fronte a una piccola attrice che ha perfezionato la sua performance per milioni di anni e che, senza saperlo, vi sta offrendo una lezione di neuroscienze a cielo aperto.
Riferimenti bibliografici
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